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L’ipercheratosi è una condizione caratterizzata dall’ispessimento dello strato più esterno della pelle, costituito da cheratina (una proteina particolarmente resistente e capace quindi di funzione protettiva).
Si manifesta in modi estremamente variabili, perché può essere la conseguenza di azioni quotidiane (ad esempio calli e duroni su mani e piedi), un’infiammazione cronica (eczema) o malattie genetiche (ittiosi).
RICHIAMI DI ANATOMIA
Lo strato corneo della pelle è composto da più strati sovrapposti di cheratinociti, il tipo cellulare più abbondante nell’epidermide. Durante la maturazione vanno incontro a 5 differenti stadi partendo dalla parte più profonda dell’epidermide, dove nascono, e poi salendo fino alla superficie dove andranno incontro a sfaldamento.
Durante la loro evoluzione vanno incontro ad un processo definito cheratinogenesi in cui, semplificando, aumenta la concentrazione di cheratina presente e gradualmente viene persa acqua; contemporaneamente perdono il nucleo e gli organelli citoplasmatici tipici di una cellula normale, trasformandosi infine a cellule morte caratterizzate da una forma lamellare.
Nel complesso hanno quindi principalmente una funzione protettiva da aggressioni di organismi patogeni (virus, batteri, funghi, protozoi), calore, radiazioni UV, perdita d’acqua.
L’ipercheratosi può essere didatticamente classificata come
La distinzione tra le due forme può essere condotta a microscopio.
CAUSE
L’aumento dello spessore dello strato corneo della pelle può essere il risultato di diversi processi esogeni (esterni) oppure endogeni (interni all’organismo), ma è generalmente correlato all’aumento della produzione di cheratina.
Nella maggior parte dei casi, nella pratica clinica, è dovuta principalmente a danni fisici o chimici cronici, ovvero ripetuti nel tempo, come l’attrito o l’uso di saponi aggressivi (soprattutto quelli a pH basico) ma può anche derivare da infiammazioni croniche od essere l’effetto collaterale di farmaci, tra cui la chemioterapia.
L’ipercheratosi che si verifica nel contesto di uno stato reattivo della pelle è poi il risultato ultimo della dermatite (infiammazione della cute): più in generale, quando l’epidermide viene esposta a lesioni ripetute e continue nel tempo, risponde con un fisiologico aumento del tasso proliferativo dei cheratinociti, che mostrano un’accelerazione della velocità di maturazione. Allo stesso tempo tendono anche a produrre più cheratina, aumentando così lo spessore dello strato corneo: l’esempio più banale di questo processo è probabilmente costituito da calli e duroni, la risposta dell’organismo alla necessità di uno strato protettivo più spesso ad un insulto fisico ripetuto.
Esistono alcune mutazioni genetiche responsabili di una spiccata tendenza all’ipercheratosi, come si osserva in condizioni quali ittiosi e cheratoderma: in queste malattie il danno genetico interessa porzioni di DNA coinvolte nella produzione di cheratina, come i geni KRT1 e KRT10 e che hanno come conseguenza la sintesi di una proteina difettosa in termini di struttura, che si presenta in aggregati irregolari che portano al collasso cellulare e alla formazione di vesciche. La funzione di barriera viene quindi compromessa e la pelle reagisce con un’iperproliferazione compensatoria, che porta all’ipercheratosi.
Ricordiamo infine la possibilità che sia il risultato di un deficit nutrizionale, soprattutto in termini di vitamina A.
A seconda dei casi il fenomeno può essere benigno o maligno.
ESEMPI
L’anamnesi e la valutazione clinica sono fondamentali per comprendere la causa origine dell’ipercheratosi nei casi in cui questa non sia palese; l’obiettivo principale è raccogliere quante più informazioni possibili per isolare i casi che richiedano una diagnosi istopatologica (analisi in laboratorio) per indirizzare al trattamento più appropriato.
L’anamnesi non può prescindere da:
L’esame obiettivo (ispezione visiva della lesione) deve essere approfondito per comprendere esattamente l’entità della malattia, con particolare attenzione all’intera superficie cutanea del corpo (al di là della lesione individuata dal paziente), inclusi cuoio capelluto, palpebre, orecchie, perineo e mucosa genitale, capelli e unghie. La lesione viene descritta in termini di colore, consistenza, forma e distribuzione. Anche la pelle circostante dev’essere esaminata per rilevare la presenza di peculiarità quali xerosi generalizzata (secchezza), seborrea, alterazioni della sudorazione, segni di fotoinvecchiamento come lentiggini cheratosi attinica.
Quando necessario il medico dermatologo può ricorrere ad esami strumentali per chiarire l’origine della lesione:
Al di là delle complicazioni proprie della causa scatenante, si pensi ad esempio alle condizioni maligne, non va sottovalutato l’impatto in termini di disagio psicosociale che può originare dall’aspetto estetico dell’ipercheratosi, soprattutto quando si sviluppa nelle aree esposte come il viso, il cuoio capelluto ed il collo.
Un’altra complicazione che è talvolta possibile osservare è la cicatrizzazione secondaria alla manipolazione traumatica delle lesioni da parte del paziente (che ad esempio si può grattare, o addirittura tentare di rimuovere con metodi casalinghi ed invasivi).
La scelta del trattamento non può prescindere da una corretta diagnosi del disturbo: